Viviamo in  un’epoca in cui dopo quasi 30 anni di oblio comincia a riaffacciarsi sulla scena il “pericolo Russo”. Dai tempi di Carlo Magno, passando per Napoleone, Hitler fino alla Guerra Fredda, la Russia è sempre stata vissuta come una minaccia. Analizzare oltre 1200 anni di storia non è possibile, ma focalizzando l’attenzione su un periodo di tempo limitato, come l’ultimo conflitto mondiale è un po’ più semplice.

Nell’immaginario collettivo diffuso in occidente l’idea che l’ultimo conflitto mondiale si concluda con una vittoria del mondo libero grazie al decisivo apporto degli Stati Uniti è universalmente accettata. Ed è innegabile che l’apporto degli USA fu decisivo per le sorti del conflitto.

Ciò che viene ignorato dai più è però il fatto il teatro dove la guerra fu combattuta con la maggiore intensità fu sul fronte orientale. Il tributo di sangue versato dall’Unione Sovietica fu enorme: a fronte dei 450.000 americani caduti nel corso della seconda guerra mondiale, i sovietici ebbero ben 27.000.000 di morti tra militari e civili. Senza contare le devastazioni subite nei territori europei dell’Unione Sovietica che a differenza degli Stati Uniti non vennero minimamente toccati dalla guerra in casa propria.

Il contributo dell’Unione Sovietica fu essenziale per la sconfitta della Germania Nazista: furono i sovietici a “strappare le budella alla macchina militare tedesca”, come riconobbe lo stesso Winston Churchill, notoriamente antisovietico.

t34_76cDel resto il contributo Sovietico alla fine della guerra fu altrettanto importante anche in Estremo Oriente: da noi ci è stato insegnato che i Giapponesi si arresero a seguito al lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. La verità è ben diversa. Il 9 agosto del 1945 mentre gli USA distruggevano Nagasaki i Russi invasero la Manciuria (una regione grande quasi 2 volte la Germania) travolgendo le difese Giapponesi. L’occupazione della Manciuria, avvenuta in meno di 3 settimane, con una manovra da manuale da parte delle forze sovietiche, rese impossibile per il Giappone continuare quella guerra già persa.

1936-1941

Facendo un passo indietro di un decennio, ci troviamo in una situazione geopolitica profondamente diversa da quella post-bellica. Il un mondo è ancora “eurocentrico”, si assiste al progressivo rafforzamento delle dittature fasciste in Europa, che iniziarono prepotentemente a reclamare maggior spazio sulla scena minando l’equilibrio che regnava dal termine del primo conflitto mondiale. Nonostante Francia e lnghilterra sembrassero in una posizione dominante, si rilevarono apatiche ed incapaci di cogliere i segnali che preannunciavano la tempesta. A posteriori appare chiaro che si trattava di potenze in piena decadenza, ma prima della guerra erano considerate ancora le potenze dominanti, questo perché gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica apparivano lontane e piuttosto impegnate a risolvere i problemi interni.

A differenza della Grande Guerra che iniziò quasi improvvisamente a seguito dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, la seconda guerra mondiale cominciò lentamente: nel settembre del 1931, con l’invasione da parte Giapponese della Manciura, l’occidente rimase immobile, condannando si l’invasione, ma il tutto si limitò ad una protesta formale, che non venne condannata nemmeno dalla Società delle Nazioni.

Nel ottobre del 1935 l’Italia invase l’Etiopia, subendo le sanzioni della Società delle Nazioni, ma senza che Francia e Inghilterra fecero nulla di concreto. Del resto da potenze coloniali qual’erano avevano ben poche argomentazioni.

Nemmeno nel luglio del 1936, quando scoppiò la Guerra Civile Spagnola, l’Occidente comprese appieno cosa stava per accadere. Così i golpisti di Franco, appoggiati in modo decisivo dalla Germania e dall’Italia, ebbero la meglio contro le forze repubblicane, appoggiate dall’URSS e da volontari provenienti dal resto dell’Occidente.

Dal 1937 al 1939 fu un crescendo di tensioni internazionali, causate dall’evidente tentativo della Germania di riprendersi i territori ed il prestigio perso dopo la prima Guerra Mondiale. Nel corso di quegli anni, il tentativo di creare un fronte comune contro il pericolo fascista fallì miseramente. Con il senno di poi, una collaborazione stretta tra Francia, Inghilterra ed Unione Sovietica sarebbe stata sufficiente a costringere la Germania a più miti consigli.

Eppure ciò non avvenne, perchè? Furono semplicemente i sospetti reciproci tra Occidente ed Unione Sovietica a rendere vano qualsiasi sforzo di contenimento. Anzi, non è un mistero che in molti ambienti politici occidentali, la Germania di Hitler veniva considerata un utile baluardo contro il comunismo. E non è neppure un mistero che Stalin considerava la possibilità di uno scontro tra l’Occidente Capitalista e i paesi Fascisti, come auspicabile: perché in questo modo i due nemici storici del Bolscevismo si sarebbero scannati tra loro, in un lunga e sanguinosa guerra di trincea come era avvenuto nel primo conflitto mondiale. Secondo i Sovietici infatti, la Germania non era più quella del 1914 e per quanto rinforzata non avrebbe avuto facilmente ragione degli Anglo-Francesi. Ed invece la Francia crollò in 6 settimane.

Con la resa dei francesi, Hitler aveva vinto: aveva riscattato la Germania dall’onta della sconfitta nella Prima Guerra Mondiale. Rimaneva solo l’Inghilterra. Ma già all’indomani della sconfitta della Francia nell’estate del 1940, Hitler cominciò a volgere il suo sguardo a Est. L’interesse dei nazisti nel procurarsi il prezioso spazio vitale, il Lebensraum, è ben descritto nel Mein Kampf:

Senza considerazione per le tradizioni e i pregiudizi, il nostro popolo deve trovare il coraggio di unire il proprio popolo e la sua forza per avanzare lungo la strada che porterà il nostro popolo dall’attuale ristretto spazio vitale verso il possesso di nuove terre e orizzonti, e così lo porterà a liberarsi dal pericolo di scomparire dal mondo o di servire gli altri come una nazione schiava

Noi vogliamo arrestare il continuo movimento tedesco verso il sud e l’ovest dell’Europa e volgiamo il nostro sguardo verso i paesi dell’Est […] Quando oggi parliamo di un nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in prima linea alla Russia e agli stati limitrofi suoi vassalli. Sembra che il destino stesso ci voglia indicare queste ragioni. […] Il colossale impero dell’Est è maturo per il crollo e la fine del dominio ebraico in Russia sarà anche la fine della Russia quale stato

Il piano che prese il nome di Operazione Barbarossa fu elaborato proprio nell’estate del 1940 e l’inizio delle operazioni venne programmato per il 15 maggio del 1941 per permettere, secondo i piani, la conquista di Mosca prima dell’arrivo dell’inverno russo. L’inizio delle operazioni verrà prima posticipato al 27 maggio, e poi al 22 giugno a causa del colpo di stato verificatosi in Jugoslavia (inizialmente alleata della Germania) e della fallimentare campagna di Grecia intrapresa dagli italiani nell’ottobre del 1940, che richiese l’intervento tedesco. Il posticiparsi dell’inizio delle operazioni, la tenace resistenza dell’Armata Rossa e altre decisioni poco lungimiranti prese da Hitler all’inizio della campagna pregiudicarono il successo dell’operazione.

La reale importanza del Fronte Orientale

In occidente, generalmente, si da un peso relativo alle vicende accadute sul fronte Orientale. Solitamente viene considerato come un teatro lontano, quasi periferico. El Alamein, lo Sbarco in Sicilia, quello in Normandia, la battaglia delle Ardenne, ecc.. vengono celebrati come i momenti di svolta del conflitto. Analizzando però le masse in gioco, ci si rende conto come questi avvenimenti, per quanto importanti, non raggiunsero mai le dimensioni di quanto accadde sul fronte orientale.

Per fare un esempio, nelle due battaglie di El Alamein furono impegnati circa 100.000 soldati dell’Asse contro 200.000 soldati britannici. Nei due scontri (la prima 1 luglio – 27 luglio, la seconda 23 ottobre – 5 novembre del 1942) si calcola che morirono circa 70.000 uomini (45.000 italo tedeschi e 25.000 inglesi). Numeri notevoli senza dubbio.

Nella battaglia prima battaglia di Kiev, combattuta tra il 25 agosto ed il 26 agosto del 1941, si fronteggiarono 500.000 soldati dell’Asse contrapposti a 760.000 soldati sovietici. Ebbene, durante questa battaglia poco conosciuta in Occidente, i tedeschi lasciarono sul campo 100.000 morti, ma i sovietici molti di più, circa 600.000. Numeri impressionanti, soprattutto se si considera che gli Stati Uniti ebbero circa 450.000 in tutta la seconda guerra mondiale.

Facciamo un altro esempio parlando Overlord, lo sbarco in Normandia e confrontandolo con la contemporanea Operazione Bagration. Il primo non ha bisogno di presentazione, è forse l’operazione militare più celebrata nella storia. La seconda è quasi sconosciuta ai più, ma ne parleremo fra un attimo.

Overlord. I numeri qui si fanno importanti. Circa 2.200.000 soldati alleati contrapposti a 640.000 soldati tedeschi. La battaglia durò quasi 3 mesi dal 6 giugno del 1944 al 26 agosto del 1944 giorno dell’entrata dei soldati alleati a  Parigi. in questi 3 mesi di battaglia, i più duri sul fronte occidentale, gli Alleati persero 226.000 uomini (dei quali 10.000 durante le celebri operazioni di sbarco), i tedeschi circa 240.000.

Tra il 22 giugno ed il 1 agosto del 1944 ad Est i Sovietici lanciarono l’operazione Bagration, un attacco massiccio in Bielloerussia. Qui 2.300.000 soldati sovietici partirono all’attacco travolgendo le difese tedesche forti di oltre 800.000 effettivi. In poco più di un mese percorsero oltre 500km combattendo senza sosta e non dando tregua ai nemici. I tedeschi persero circa 450.000 uomini contro i 600.000 sovietici.

E potremmo continuare ancora con tanti altri esempi parlando di altre battaglie più o meno conosciute, come la Battaglia di Mosca, di Stalingrado, Kursk, senza dimenticare altre pagine terribili, come l’assedio di Leningrado, che merita una menzione particolare. L’assedio della città sulla Neva (8 settembre 1941 – 27 gennaio 1944) costò la vita a 1.300.000 soldati sovietici e sopratutto ad una cifra che oscilla tra 1 e 2 milioni di civili russi, morti per la fame e i bombardamenti incessanti. I tedeschi persero 500.000 uomini.

Il contributo dell’Unione Sovietica nella sconfitta della Germania Nazista non fu solamente determinate, fu molto, molto di più: Gran Bretagna e Stati Uniti non sarebbero mai riuscite a sconfiggere da sole la Germania di Hitler e avrebbero dovuto, prima o poi, scendere a patti con lui. E oggi forse vivremmo in un mondo un po’ diverso da quello che conosciamo.